Animali Rettili Sauri Loricati.
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Rettili Sauri Loricati Sauri Squamati Testuggini VITA DEGLI ANIMALI - RETTILI - SAURI LORICATIINTRODUZIONEVi fu un tempo in cui i rettili primeggiavano su tutte le creature della Terra; nel mare e, più tardi, nelle paludi e nei fiumi, vivevano dei veri mostri, che riunivano in loro le forme più disparate, accoppiando i caratteri delle balene e degli uccelli, dei coccodrilli e dei serpenti. L'ittiosauro era infatti un sauro dalle forme di balena, il plesiosauro, un sauro con pinne e collo di serpente, lo sterodattilo aveva, invece, ali membranose. Di alcuni di questi animali, le cui specie sono completamente estinte, sono arrivati fino a noi gli scheletri completi in modo che se ne poté riconoscere l'affinità con i sauri attualmente viventi. I nostri però sono molto inferiori per mole e per molteplicità di forme ai sauri fossili.La lucertola, ben nota per osservazione diretta a tutti i lettori, può essere considerata come il prototipo dei Sauri. La sua forma è fondamentale (ad essa si possono ricondurre tutte le altre) ma, naturalmente, si modifica in mille modi, sia per la mutata proporzione delle membra, sia per la comparsa di aculei, creste, lobi o pieghe, sia per la soppressione o modificazione di alcune parti. In generale, i Sauri sono caratterizzati dal corpo lungo e snello, quasi di forma cilindrica, ricoperto da pelle squamosa o da piastre ossee; la testa è acuminata e poco distinta dal collo e le quattro zampe sono piccole. Non mancano esemplari con solo due zampe o completamente senza. I piedi, ove esistano, sono ben sviluppati. La coda non varia in maniera così sorprendente come i piedi, anche se presenta forme differenti. La membrana del timpano è posta superficialmente; l'occhio è, generalmente, munito di palpebra. La struttura interna varia tanto da non potersi dare indicazioni generali: in ogni modo tutti i Sauri hanno costole mobili, che in parte si connettono allo sterno; le ossa del muso sono immobili; le fauci sono sempre armate di denti, ed il cuore ha sempre due orecchiette ed un ventricolo. I Sauri si incontrano in tutte le parti della Terra, sia sulle regioni asciutte, sia sulle acque dolci e, in alcuni periodi, anche in mare. La molteplicità delle forme è più ricca man mano che ci avviciniamo all'Equatore. Alcuni sono animali notturni, ma la maggior parte conduce vita diurna. Per quanto riguarda le qualità intellettuali, i Sauri sono, senz'altro, i più dotati fra tutti i rettili. Sanno correre, sanno arrampicarsi anche su pareti verticali, sanno nuotare; in cattività riconoscono il loro custode. Tutti, senza eccezione, sono formidabili predoni, più o meno dannosi a seconda della loro mole; anche quelli che abitualmente si nutrono di sostanze vegetali possono, all'occasione, cibarsi dell'animale che diventi loro preda. A differenza delle testuggini, essi trattengono a lungo l'uovo fecondato nel loro corpo, tanto che, a volte, il piccolo, rotto il tegumento dell'uovo, viene partorito vivo.
COCCODRILLIAffini ai giganti delle epoche geologiche possono essere considerati i Coccodrilli. Superiori per mole a tutte le altre specie della stessa classe, essi si distinguono per la dentatura, per la corazza formata da scudi ossei, per la presenza di una membrana del timpano nascosta da una valvola, che fa le veci del padiglione auricolare. Hanno il tronco allungato, molto più largo che non alto, la testa piatta e bassa col muso allungato considerevolmente e la lingua saldata alla mascella inferiore. Riguardo alla struttura ossea della testa, è da notare che questa anteriormente si allunga e si assottiglia in modo tale che il cranio vero e proprio non è che la quinta parte della lunghezza della testa stessa. La coda è poderosa e le zampe, poco alte, hanno piedi molto sviluppati.Gli occhi, piccoli, infossati nelle orbite e rivolti leggermente in alto, hanno la pupilla allungata e sono protetti da tre palpebre. Delle orecchie già si è detto. Le narici, situate sulla punta della mascella superiore, hanno la particolarità di poter venire chiuse. Squame e scudi, più o meno quadrangolari, duri e grossi, ricoprono quasi interamente l'animale. Gli scudi del dorso si distinguono per una cresta longitudinale sporgente (ossia sono carenati), quelli della coda costituiscono due serie dentellate a guisa di sega che, verso la fine, si riuniscono in una sola. I denti sono conicamente acuminati, alquanto rivolti all'indietro e diversi fra loro solo per varia lunghezza; quelli della mascella inferiore s'incastrano negli spazi vuoti della mascella superiore. Il loro numero varia da un minimo di una sessantina ad un massimo di centoventi; sembra infatti che animali della stessa specie non presentino sempre lo stesso numero di denti. Si distinguono, ordinariamente, sette vertebre cervicali, dodici dorsali, cinque lombari, tre sacrali e circa una quarantina caudali. Alle ossa si inseriscono pochi ma possenti muscoli di colore bianchiccio. Un muscolo corre lungo la colonna vertebrale; altri, straordinariamente forti e numerosi, si trovano nella coda, mentre quelli dell'addome sono sottili e membranosi. Importante per la respirazione è il muscolo largo e sottile con l'anima tendinea, che si trova tra fegato e polmoni e ricorda il diaframma negli animali superiori. Il cervello (diviso in cinque parti) è piccolo, mentre relativamente assai considerevoli sono il midollo spinale ed i nervi. L'esofago è ampio e si allarga direttamente nel ventricolo, collocato sul lato sinistro della cavità addominale. Il tubo intestinale e corto, il fegato molto voluminoso; al contrario, la milza è piccola; i polmoni sono ampi ed il cuore relativamente piccolo e con tre cavità. GAVIALE o MUDELA o COCCODRILLO DEL GANGE (Ramphostoma gangeticum)Questi coccodrilli si distinguono dai loro affini per il muso molto lungo ed affilato. I denti non presentano alcuna particolarità, al di fuori del numero (sono circa un centinaio!). Nel maschio, dietro l'occhio, si osservano nella fossa temporale grandi celle comunicanti con le cavità nasali e ricoperte da una membrana. Queste celle, che sono tanto più ampie quanto più adulto è il maschio, possono essere riempite d'aria e spinte fuori come due vesciche.Il Gaviale, animale sacro per gli abitanti del Malabar, è dedicato a Visnù, creatore e dominatore delle acque; s'incontra nel Gange e nei suoi affluenti. Dietro al suo cranio si trovano sei piccoli scudi carenati, ai quali fanno seguito tre serie trasversali di quattro scudi ciascuna. Sulla coda troviamo, rialzate a guisa di cresta, diciannove paia di squame carenate. Il colore, nella parte superiore, è verde-bruno con macchie scure e, nella parte inferiore, degrada verso il bianco. L'adulto tocca i sei metri di lunghezza. L'animale, col suo lungo muso, tradisce sentimenti non troppo benigni. Anticamente, coloro i quali venivano sospettati di un delitto erano costretti ad attraversare, a nuoto, il Gange, popolato di questi animali. Se il poverino riusciva a guadagnare la riva opposta sano e salvo, i brahmini, che assistevano alla cerimonia, lo ritenevano innocente (una specie di giudizio di Dio tramite coccodrilli!). Il dio Gaviale, con i suoi numerosi denti, fa grande strage di pesci ed apposta anche i maggiori mammiferi, che si recano al fiume per dissetarsi. Si affretta anche a divorare tutti i cadaveri degli indù che, in omaggio alla credenza religiosa, vengono abbandonati alla corrente del fiume. COCCODRILLO DEL NILO (Crocodilus vulgaris)Di antichissima fama è circondato il più celebre dei coccodrilli: quello che abita il Nilo. Uno dei primi a descriverlo fu Erodoto, che con grande chiarezza parla delle abitudini, sia terrestri che acquatiche, dell'animale, e che rileva, con viva meraviglia, l'impossibilità del coccodrillo di muovere la sua mascella inferiore. Narra, inoltre, dell'abitudine dell'uccello trochilo di servire da spazzolino da denti all'animale che, mentre sonnecchia con la bocca aperta, si lascia tranquillamente beccare i residui di cibo fra dente e dente. La caccia al Coccodrillo veniva eseguita in vari modi. Il cacciatore collocava, nel mezzo del fiume, un maiale con un amo sul dorso e, tenendosi nascosto sulla riva, allettava il coccodrillo servendosi dei guaiti del porcellino da latte. Il coccodrillo, accorrendo al richiamo, inghiottiva il maiale e rimaneva preso all'amo. Trascinatolo a terra, il cacciatore gli lanciava contro gli occhi alcune manciate di fango, in modo da rendere innocui i suoi assalti e poterlo scannare con tutta tranquillità. Secondo poi quanto racconta Plinio, gli ardimentosi abitanti di Dendera avevano il coraggio di gettarsi a nuoto dietro l'animale, di sederglisi sul dorso, di ficcargli in bocca una specie di briglia e di condurlo, in questo modo, sulla terraferma. Molte altre notizie, variamente infiorate, vengono date, per esempio, dal Gessner: «E' un animale molto grosso e pericoloso, della famiglia delle lucertole, acquatico, anche se si reca sulla terra asciutta, specialmente di giorno per godersi il sole. Suo cibo è tutto ciò che può raggiungere: uomini, quadrupedi, pesci. Questi animali sono estremamente prolifici: per sessanta giorni depongono sessanta uova; dopo sessanta giorni nascono i piccoli che sono allevati per altrettanto tempo. Non c'è alcun animale che abbia uno sviluppo così notevole. Infatti, da principio, è grande quanto lo può permettere l'uovo che lo contiene (il quale ha, più o meno, le dimensioni di un uovo d'oca). Col passar del tempo arriva fino a misurare più di dieci metri; alcuni dicono che cresca per tutto il tempo in cui vive. Il Coccodrillo ha la particolarità di uccidere i suoi nati se questi, appena sgusciati dall'uovo, si dimostrano inabili alla caccia. Il grande amico del Coccodrillo è il trochilo, l'uccellino-stuzzicadenti, che si dedica al suo accurato lavoro quando l'animale si sdraia al sole con le fauci spalancate. Il grande nemico del Coccodrillo è il topo, che appena può, si affretta a distruggerne le uova forandogli il ventre. Dormendo, poi, il Coccodrillo con la bocca spalancata, il topo gli scivola dentro e dopo avergli mangiucchiato le interiora, esce dall'animale perforandogli il ventre. Altro nemico del Coccodrillo è il delfino, che, nuotandogli sotto il ventre, coglie il momento opportuno per sferrare, con bruschi movimenti, dei colpi potenti all'indifeso ventre dell'animale, in modo da metterlo fuori combattimento».Se attualmente il Coccodrillo del Nilo è quasi scomparso dall'Egitto, ciò non è certamente dovuto alle frecce, alle pietre, agli arpioni ed agli altri mezzi cui l'uomo primitivo si è rivolto per dargli la caccia, bensì solo e soltanto all'impiego delle armi da fuoco. Questi strumenti da caccia sono, infatti, gli unici che possano sfidare la sua robusta corazza. Non per niente c'è un antico proverbio che dice: «Se tenti d'ammazzarlo, pensaci bene prima di farlo». Perché un luogo sia scelto a dimora dal Coccodrillo è necessario che vi siano dell'acqua priva di correnti turbinose e dei banchi di sabbia su cui possa sdraiarsi a godere, tranquillamente, il sole. Nelle stagioni delle piogge fa, talvolta, delle piccole escursioni nell'entroterra, ma solo seguendo il corso dei torrenti fluviali, o nelle foreste vergini allagate. E' errato ritenere che il Coccodrillo del Nilo non sia agile. Esso nell'acqua nuota con grande velocità, giovandosi della robusta coda come remo e delle ben sviluppate palmature posteriori. Se è infuriato od in lotta, fa addirittura ribollire l'acqua. Sulla terraferma sfoggia una grande velocità, specie se si tratta di riguadagnare l'acqua in caso di pericolo. Altrettanta è la sua velocità quando si slancia, dal mezzo del fiume verso qualche preda che si abbevera sulla riva. Solo quando sale sui banchi di sabbia, lo fa con grande lentezza, muovendo un piede dietro l'altro e tenendo il corpo così basso da strisciare sulla sabbia stessa. Per quanto riguarda poi l'antica credenza per cui il Coccodrillo non può correre a zig-zag, anche questa è palesemente falsa: l'abbiamo visto, infatti, descrivere, col suo corpo un cerchio quasi completo. E' difficile dare un giudizio sulle facoltà intellettuali di questo animale. Erodoto si dimostra male informato, quando lo chiama cieco, giacché vede benissimo sott'acqua e abbastanza bene anche fuori. Il suo udito è finissimo; gli altri sensi, però - odorato, gusto e tatto - sembrano ottusi. Non gli si può negare un certo grado di intelligenza, se non altro perché ricorda ciò che gli ha procurato sofferenza e cerca di evitarlo. Ricorda, inoltre, i posti dove è facile trovare cibo e si apposta sempre nelle vicinanze. La sua astuzia nel procurarsi le prede è di gran lunga inferiore alla scaltrezza palesata dagli uccelli e da certi mammiferi. Mentre si dimostra poco ardimentoso fuori dell'acqua, se non coraggioso, è almeno ardito ed intraprendente, come se fosse consapevole della tranquillità che gli comunica il suo elemento naturale. (Con gli animali della sua specie vive in buona armonia, salvo che nel periodo degli amori e quando è spinto dalla fame, che, talvolta, lo induce a satollarsi con gli individui più piccoli). Il Coccodrillo del Nilo può emettere degli urli cupi, ma non fa sentire la sua voce se non raramente: quando è ferito o spaventato. Se è semplicemente in collera, ronfa e fa udire una specie di soffio o fischio. Se non è disturbato, l'animale si trattiene sulla terra fino al calar del sole, a volte solo, a volte con altri coccodrilli. Al sopraggiungere del crepuscolo, tutte le isole rimangono deserte e allora comincia la vera caccia al cibo, che si protrae per tutta la notte e, a volte, fino alle prime ore del mattino e che prende di mira, principalmente, i pesci del fiume. Non c'è alcun dubbio che il Coccodrillo del resto tutti i sauri, si nutra di pesci; ma, ugualmente, non c'è dubbio che si avventi anche contro tutti i grandi e piccoli mammiferi, che si recano al fiume per abbeverarsi e contro gli uccelli palustri o, comunque, acquatici. Come già è stato detto, si avvicina con la massima cautela ai luoghi dove la vittima sta bevendo o riposando: nuota lentamente, senza far rumore, tenendo solo le narici fuori del pelo dell'acqua, ma si slancia sulla preda con la velocità del fulmine. Non accade mai che esso insegua sulla terra l'animale che è sfuggito al suo assalto. Esso si avventa anche contro mammiferi molto grossi, trascinando sott'acqua asini, cavalli, buoi e perfino cammelli. Mi è capitato di sentire, nel Sudan, una storia che raccontava di come un cammello, sceso ad abbeverarsi lungo il fiume, fosse rimasto vittima di un duplice assalto da parte di un coccodrillo e di un leone. Queste due bestie si erano contese la preda con tale accanimento che, alla fine, il cammello era stato spaccato in due. Questa storiella, se non altro, prova in quale conto siano tenute la forza del Coccodrillo del Nilo e la sua voracità. Non c'è una persona, fra quante abitano i villaggi vicini al fiume, che non possa raccontare di avere assistito a qualche impresa di questo coccodrillo ai danni di un gregge o, peggio, di un uomo. Anch'io, una volta, stavo per fare la diretta esperienza della sua voracità quando, gettandomi a nuoto nel fiume per ricuperare un'aquila di mare che avevo abbattuto, a stento mi salvai da un gigantesco esemplare, con certe fauci così grandi che ci sarei entrato comodamente. A volte, nella stagione delle piogge, il Coccodrillo risale il corso dei torrenti pluviali, che sono di breve durata, e può capitare che s'inoltri talmente in essi che, al sopraggiungere della siccità, si trovi tagliato fuori del fiume principale tanto da doversi nascondere in attesa delle prime piogge. Prima erra da una pozzanghera all'altra, e, alla fine, si seppellisce nel fango. Si racconta che, una volta, una compagnia di negrieri, scavando nel letto di un torrente, alla ricerca di acqua, s'imbatté - alla profondità di due metri e mezzo - in una «cosa grigia», che si muoveva. La «cosa» altro non era che la coda di un coccodrillo, e a ricordo di ciò, il torrente, ancora oggi, viene chiamato Cor el timsah (ossia Torrente del Coccodrillo). Solo quando l'animale ha raggiunto circa i due metri e mezzo di lunghezza si può dire che sia atto all'accoppiamento. Le uova (in numero che varia tra 40 e 60) vengono deposte sulle isole di sabbia, in profonde buche che sono poi ricoperte tanto accuratamente da non vedersene più alcuna traccia. Le mosche che vi si danno convegno ne sono l'unica spia. Anticamente, come riferisce Erodoto, i coccodrilli erano tenuti in schiavitù dagli abitanti dell'Egitto meridionale. Infatti, dal momento che l'animale era ritenuto sacro, lo si addomestica e lo si nutriva con grande cura. Gli si ornavano perfino le zampe e il muso con preziosi monili d'oro tempestati di pietre. Il suo pasto consisteva in farina e carne di vittime offerte in olocausto. Dopo morto, lo si poneva in una tomba consacrata. Secondo Geoffrey, nei sotterranei di Tebe esisterebbero coccodrilli mummificati; in realtà io ho esaminato le molte bestie della caverna di Mabde presso Monfault, ma queste erano semplicemente avvolte in panni imbevuti di pece. Questa caverna si trova sulla riva destra del Nilo; uno stretto cunicolo, profondo da tre a quattro metri, con un masso che ne blocca l'apertura, costituisce l'entrata. La galleria, che si deve percorrere carponi, sfocia in un'ampia caverna in cui si trovano pipistrelli a migliaia. Da questo primo vano partono, in tutte le direzioni, altre gallerie, diseguali per altezza e lunghezza; esse sembrano scavate alla meglio, senza neanche l'aiuto dello scalpello. In una delle maggiori caverne, il visitatore nota un alto cumulo di scheletri umani; più indietro, in una seconda caverna, si possono osservare i corpi dei coccodrilli accatastati. Ve ne sono di tutte le grandezze: i più grandi sono avviluppati ad uno ad uno nei panni impegolati e collocati gli uni accanto agli altri. Quelli più piccoli sono riuniti insieme in numero di settanta-ottanta bestie e conservati, sempre con lo stesso procedimento, in ceste fatte con foglie di palma. Tutte queste cataste di animali possono far pensare a ciò: gli antichi egizi veneravano sì l'animale, ma lo temevano anche e, per questa ragione, dopo averlo ucciso, quasi in riparazione dell'empietà compiuta, gli riservavano quel trattamento di consolazione. Le mummie umane potrebbero essere quelle degli uomini addetti a cacciare e imbalsamare l'animale. La carne e il grasso del Coccodrillo del Nilo sono, per gli indigeni, bocconi prelibati. Anticamente, si credeva che un numero rilevante di mali potesse essere sanato dall'uso appropriato di alcune parti del suo corpo. Il sangue era considerato un ottimo rimedio contro il veleno dei serpenti e per far scomparire le macchie dagli occhi; la cenere ottenuta dalla combustione della sua pelle guariva le ferite; il grasso era efficace contro le punture delle zanzare, la febbre e il mal di denti; un dente, appeso al braccio, era un amuleto di straordinaria efficacia. Altre parti del suo corpo servivano ad accrescere e a conservare la virilità. Molto ricercate tuttora dai sudanesi sono alcune ghiandole, che essi estraggono con grande maestria dal coccodrillo ucciso; queste ghiandole, che spandono un penetrantissimo odore di muschio, sono adoperate dalle bellezze locali per ungersi i capelli e il corpo e rendersi estremamente affascinanti agli occhi degli indigeni. Il Coccodrillo del Nilo può raggiungere la lunghezza di 7 metri; alcuni
antichi scrittori parlano di taluni esemplari, che avrebbero superato i 10
metri. La squamatura è assai disuguale: dietro il cranio si presentano quattro
piccoli scudi carenati e sei ne vediamo sulla nuca. Il numero delle serie
trasversali lungo il dorso è vario, ma oscilla ordinariamente fra quindici e
sedici; gli scudi pari e quelli dispari della coda sono circa venti. Il colore
fondamentale è verde cupo con macchie scure sul dorso, mentre sul ventre si
sbiadisce in un giallo sudicio. COCCODRILLO CRESTATO (Crocodilus biforcatus)Diffuso in gran parte dell'Asia meridionale e molto simile per aspetto al precedente, se ne differenzia solo per la presenza di due creste ossee elevate che, partendo dalle fosse orbitali, arrivano fino all'estremità del muso. La sua lunghezza può arrivare a 7 metri.COCCODRILLO PALUSTRE (Crocodilus palustris)Anche questo Coccodrillo Palustre vive in Asia, ma, a differenza del crestato, si trova solo nelle acque dolci, evitando la vicinanza del mare. In realtà non mi pare però che sussistano fra i due animali differenze tali da giustificare la divisione in due famiglie diverse. Come il coccodrillo del Nilo, anche questo è un predone formidabile: ben lo sanno gli asiatici che ogni anno lamentano perdite umane superiori di numero a quelle procurate dalle tigri. Essi ingoiano tutto ciò che a loro si presenta: cervi, maiali, cani, pecore, scimmie, e, a volte, perfino pietre. Quando l'animale è in agguato, sta sott'acqua, immobile anche per alcune ore: solo le sue narici affiorano. L'acuto udito dell'animale lo pone in grado di distinguere quanto accade all'intorno anche a grande distanza. I suoi assalti raramente rimangono infruttuosi, perché, di solito, esso non si slancia sulla preda spiata se non quando è più che sicuro di coglierla. Rapidissimo nell'assalire, lo è altrettanto nel trascinar con sé, sott'acqua, il frutto della sua scorribanda, tanto che è raro udire anche un solo gemito, dalla bocca delle sue vittime. Se la preda è piccola, la inghiotte immediatamente, nuotando; gli animali più voluminosi e gli uomini vengono generalmente divorati verso sera o durante la notte. A tale scopo porta la sua preda in un luogo solitario della riva, la sbrana e la stritola aiutando l'opera delle mascelle con le zampe anteriori.Anche questi coccodrilli palustri sono molto codardi fuori dell'acqua. Il più piccolo rumore li spaventa e li fa fuggire nel fiume, mentre, con terribili colpi di coda, producono un gran fracasso. Sulla terraferma la loro andatura è molto lenta: possono però percorrere brevi tratti con celerità inverosimile. Essendo animali principalmente notturni, di notte realizzano le loro più audaci scorrerie. Tennent riferisce che, al sopravvenire della stagione asciutta, il Coccodrillo Palustre intraprende grandi escursioni in cerca di acqua, mentre il coccodrillo crestato si seppellisce nel fango dove rimane, in profondo stato letargico, fino al sopraggiungere delle prime piogge. Un ufficia1e raccontò a Tennent che, avendo egli piantato la sua tenda in uno stagno disseccato, durante la notte si spaventò non poco nell'accorgersi che la terra si muoveva sotto il suo letto. I movimenti continuarono ancora durante il giorno seguente e trovarono la loro spiegazione nel risvegliarsi di un coccodrillo. Tutti i maggiori animali lo temono, tanto quanto gli indigeni: i cani, se per caso ne hanno visto uno, anche una sola volta, ne sono talmente spaventati che si recano vicino all'acqua solo con la massima circospezione. Sulla spiaggia di Timor, più di una volta ho assistito allo spettacolo di un cane che, spaventato dalla propria ombra, si ritraeva indietro bruscamente e, per una buona mezz'ora, rimaneva inchiodato alla distanza di qualche metro dal posto dove in un primo momento aveva creduto di aver visto il coccodrillo, tremando, abbaiando e ululando. Quando il cader della notte sorprende gli indigeni in una leggera barchetta lungo un fiume, questi si fermano nel bel mezzo del corso d'acqua, perché i coccodrilli si trattengono più spesso in prossimità delle sponde. Malgrado ciò non di rado avviene che un uomo scompaia dalla propria imbarcazione con tanta rapidità che neanche le persone a lui vicine se ne accorgono; coccodrilli adulti, a volte, riducono in pezzi una imbarcazione con i colpi della loro coda. Di un incidente del genere rimase vittima un malese che aveva voluto vendicare la moglie e il figlioletto, finiti in pasto ad un vorace coccodrillo. Proprio quello stesso animale, infatti, con un colpo di coda frantumò la barca: dei quattro membri dell'equipaggio tre riuscirono a porsi in salvo, il quarto, ossia il malese, finì nella stessa tomba che aveva già accolto la moglie e il figlio. Un altro episodio analogo accadde nel Borneo, pochi mesi prima del mio arrivo
sul fiume Surgery. Un malese sposo novello, all'approssimarsi della notte,
tornava a casa con la moglie; mentre vogava presso la foce del fiume, fu
addentato, alle spalle, da un grosso coccodrillo e trascinato fuori del
battello: ciò avvenne con tale rapidità e con tanto poco rumore che la moglie,
seduta a prora secondo l'uso, altro non vide del marito che un braccio che
usciva fuor d'acqua. Questo malese era il nipote del capo indigeno Bodien, il
quale, addoloratissimo per la disgrazia, diede subito ordine di disporre ami
dappertutto per adescare ed uccidere il coccodrillo reo e quanti altri fosse
stato possibile raggiungere. Grazie a questo metodo, sono in possesso di molti
teschi di coccodrilli. Quando il mostro fu ucciso e sventrato, furono trovati
dentro lo stomaco i vestiti del nipote del capo. Questi e altri avvenimenti
simili sono raccontati da tutti coloro che hanno compiuto viaggi in Asia e
specialmente nelle isole dell'Arcipelago Indiano. Questo singolare santo, mentre metteva in fuga tutti gli animali della sua
specie, si mostrava così docile, nei confronti dei suoi adoratori, che
permetteva loro di toccare il suo corpo benedetto. Puntuale all'ora del pasto,
passava il suo tempo in un dolce far niente contemplativo. Solo in alcuni luoghi, come, per esempio, nel Siam, si mangiano le carni dell'animale; in altri luoghi il coccodrillo ucciso non viene utilizzato in alcun modo. Sembra che alcuni individui, catturati vivi, siano adoperati nei combattimenti con altri animali. Kögel racconta che una volta gli abitanti di Lamarang, nell'isola di Giava, rinchiusero insieme una tigre e uno di questi sauri corazzati. «La tigre tentò di mordere e dilaniare il dorso dell'avversario ma invano, perché i suoi denti, non riuscendo a penetrare nella carne, non gli cagionavano alcun dolore. Non riuscì neanche a strappare un brano di carne dai fianchi della bestia. Alla fine questa l'addentò per una zampa e la spezzò in due, prese la testa e la schiacciò nella stessa maniera». COCCODRILLO AGUZZO (Crocodilus acutus)Il Coccodrillo Aguzzo vive in America e precisamente nelle Antille e nella parte settentrionale dell'America del Sud. Humboldt ci informa che è particolarmente diffuso nella regione dell'orinoco e dei suoi affluenti. «Da Diamante in poi» egli dice «si entra in una regione abitata unicamente da animali e che potrebbe essere considerata il regno dei coccodrilli e dei giaguari. Una delle rive del fiume è bassa e sabbiosa, mentre l'altra è coperta da macchie e da alberi d'alto fusto. I grandi quadrupedi della regione (tapiri, pecari, giaguari) si sono praticati dei sentieri fra la boscaglia per raggiungere la riva e dissetarsi alle acque del fiume. Dal momento che essi non sono disturbati dalla vista di un battello che naviga, ci si può prendere il gusto di vederli aggirarsi sulla riva, finché non scompaiono in una di quelle stesse vie per le quali sono venuti. Ci si trova colà come in un nuovo mondo di fronte ad una natura incolta e selvaggia; come in un parco si vedono passeggiare sulla riva gli animali più disparati. Qui tutto ricorda lo stato primitivo del mondo, di cui le antichissime e venerate tradizioni di tutti i popoli descrivono l'innocenza e la felicità.In realtà, dal contegno degli animali tra di loro, si nota bene come, anche in questo paradiso delle foreste americane - come del resto in tutti gli altri luoghi -, una lunga e dolorosa esperienza abbia insegnato a tutte le creature che forza e bontà raramente si accordano. Dove la riva ha una considerevole larghezza, nello spazio fra l'acqua e la macchia si vedono spesso giacere sulla spiaggia da otto a dieci coccodrilli che se ne stanno immobili con le mascelle spalancate, ignorandosi completamente a vicenda. Anche il fiume Neveri brulica di questi mostri, specialmente vivino alla foce; essi, in condizioni particolari di vento, si avventurano anche fino al mare. I caratteri che differenziano questa specie (tanto in America che altrove i coccodrilli arrivano alla stessa lunghezza) consistono nella forma del muso e degli scudi del dorso. Il muso e convesso nella porzione anteriore, mentre gli scudi presentano una carenatura piuttosto evidente e sono disposti con la massima irregolarità in quattro serie. Il colore della parte superiore è marrone con linee gialle disposte a spina di pesce; quello della parte inferiore è giallo». «In Apure il Coccodrillo Aguzzo - continua Humboldt - si può muovere con celerità e destrezza, ma, se non è mosso da fame o da ira, si trascina lentamente come una salamandra. Quando si sposta produce un fruscio che forse è causato dallo sfregamento delle sue piastre cutanee. Non è vero che; coccodrilli adulti possono drizzare le piastre della loro armatura; possono però, nel muoversi, incurvare il loro dorso sì da sembrare muniti di zampe molto più lunghe di quanto non lo siano in riposo. Camminano in linea retta o, per meglio dire, come una freccia, cambiando ogni tanto direzione, e possono benissimo piegarsi a destra o a sinistra, malgrado certe appendici di false costole, che sembrerebbero dover limitare i movimenti laterali, trovandosi in relazione con le vertebre del collo. Io vidi addirittura dei coccodrilli che si mordevano la coda. Si muovono a spintoni, come le lucertole, nuotano benissimo, vincendo anche la corrente più forte: solo che in questo caso non si possono voltare con rapidità. Una volta, un grosso cane, inseguito da un coccodrillo nelle acque di un fiume, riuscì a salvarsi, cambiando spesso direzione. L'inseguitore compiva gli stessi movimenti dell'inseguito, ma con maggiore lentezza, tanto che questo riuscì a raggiungere la riva e salvarsi». L'indole dei Coccodrillo Aguzzo cambia da luogo a luogo, cosicché, mentre in alcune località è molto temuto, in altre lo è punto o poco. Ci fu avvertito, ad esempio, di stare attenti che i nostri cani non andassero a dissetarsi nelle acque del Rio Burituku, dato che in queste abbondavano pericolosissimi e feroci coccodrilli, che non di rado inseguivano la preda fin sulla riva. Tale temerarietà ci fece maggiore meraviglia, in quanto, nel rio Trisanao, i coccodrilli erano, al contrario, timidi e inoffensivi. Quelli del rio Neveri, pur essendo molto grossi, sono meno pericolosi di quelli dell'Orinoco. In genere sul terreno asciutto sono timidi e, se hanno abbondanza di cibo, fuggono anche davanti all'uomo, se l'assalto presenta un minimo di pericolo. A Nueva Barcelona si vedono gli indiani trasportare il legname via fiume: se i tronchi, per qualche ostacolo, trovano la via sbarrata o si accumulano in un'ansa del fiume, il legnaiolo si getta senza esitazione in acqua per rimuovere l'ostacolo e rimetterli in balìa della corrente. E' naturale che ciò non si possa fare in grande parte dei fiumi popolati dai coccodrilli. Nello stomaco di un coccodrillo che io sezionai, trovai, oltre ad alcuni
pesci, anche delle pietre del diametro di circa dieci centimetri. Data la
conformazione della mascella, è da escludersi che i sassi siano inghiottiti
inavvertitamente insieme ai pesci sul fondo del fiume. Gli indiani credono
fermamente che la spiegazione della presenza di quei sassi stia nel fatto che il
coccodrillo li inghiotte per rendersi più pesante e tuffarsi con maggior
facilità. Forse la ragione di tale comportamento, come esperimenti confermano,
sta nel voler accrescere la secrezione dei succhi gastrici. Per la caccia, gli indiani non si servono di armi da fuoco (del resto un colpo è mortale solo se coglie nelle fauci o nella cavità ascellare). Essi adescano l'animale con esche, che nascondono uncini di ferro i quali sono assicurati da una robusta catena ad un albero; poi, dopo che il Coccodrillo è stremato dal vano tentativo di liberarsi dell'amo, lo assalgono con lance. Sembra che poco profitto si possa ricavare da questi coccodrilli. Solo il grasso di caimano si ritiene ottimo purgante; le sue carni, in alcuni paesi, sono anche mangiate. All'infuori dell'uomo, pochi sono i nemici del Coccodrillo Aguzzo. Non è vero che ingaggi lotte con serpenti acquatici: esso non combatte che animali dai quali possa ripromettersi una preda. Humboldt racconta di aver visto candidi aironi aggirarsi tranquilli sul dorso e sulla testa dei grossi animali: fra loro potrebbe esistere la stessa relazione che c'è tra il coccodrillo del Nilo e il trochilo. Gli animali adulti sono efficacemente difesi dalla loro corazza contro qualsiasi attacco di altri animali. I piccoli, invece, possono costituire una ghiotta preda per catarti e uccelli palustri. Ulloa, che talvolta mescola fantasia e verità, ci da notizie sulla loro riproduzione. In due giorni la femmina depone per lo meno duecento uova in un buco scavato nella sabbia che subito ricopre e su cui passa e ripassa più volte per cancellare ogni impronta. Ciò fatto, se ne allontana per alcuni giorni e vi ritorna poi in compagnia del maschio. Scavata la sabbia e rotti i gusci delle uova, la femmina si carica tutti i piccoli sul dorso e li porta nell'acqua. Durante il cammino il catarte ne ruba alcuni, altri li divora il padre, altri ancora - quelli che scivolano o che si rivelano incapaci di nuotare - li mangia la madre. Alla fine i fortunati che sopravvivono non sono generalmente più di cinque o sei. Il catarte è tanto ghiotto delle uova di coccodrillo che spesso si apposta nascosto dal fogliame per spiare i movimenti del coccodrillo che depone le uova. Appena questo si allontana, si affretta a scavare la buca con il becco e con gli artigli, battagliando fieramente con i suoi simili per il possesso delle uova. Humboldt conferma che la femmina del coccodrillo, a fine stagione, chiama i piccoli fuori delle buche e li aiuta a scendere al fiume. I piccoli preferiscono i pantani ed i fossi alle ampie distese dei fiumi e talvolta, nelle pozze d'acqua circondate dai canneti, essi brulicano come vermi. Humboldt dice anche che i coccodrilli aguzzi sono soggetti al letargo. Egli racconta di averne visti moltissimi in un grande lago in comunicazione con l'Orinoco. Questi coccodrilli, a detta degli indiani, erano lì convenuti dopo aver passato il loro letargo nelle fanghiglie delle savane. Anche questi coccodrilli si risvegliano quando torna la stagione umida o col crescere del calore; Humboldt racconta di avere assistito al risveglio di un coccodrillo il quale, in maniera non diversa dagli altri coccodrilli africani, si era disseppellito con gran fracasso, mentre zolle di terra erano scaraventate tutt'intorno. Vediamo così che nei Llanos la siccità opera sugli animali e sulle piante in modo analogo al freddo e i rettili si sotterrano nel fango, cercandovi quell'umidità che mantiene morbida la pelle e le squame. In questo stato di riposo li sorprende il letargo; l'aria esterna, che ad essi giunge sia pure in minima quantità, è tuttavia sufficiente per mantenere la respirazione. Molte sono le storie fantasiose che vengono raccontate da un certo Bartram, il quale pretende di aver avuto con i coccodrilli e i caimani americani le più esaurienti relazioni. Questa è la storia che egli racconta: mentre scende il fiume San Giovanni con un piccolo battello, i coccodrilli gli formicolano attorno da ogni parte. Egli si affretta a terminare la sua pesca prima che il sole sia completamente calato e, per paura che la sua arma cada nell'acqua, si munisce solo di un robusto bastone. Riesce ad incutere tanta paura agli animali che solo i più robusti e coraggiosi ardiscono seguitare a dargli la caccia. Mentre i mostri gli rovesciano addosso acqua a torrenti e rischiano di strapparlo del battello, egli, col solo aiuto del suo bastone, si apre un varco e si salva sulla riva. Le sue avventure non sono finite. Prima di toccare terra dà prova del suo sprezzante coraggio fermandosi a raccogliere qualche trota, quando viene sorpreso dall'occhio furibondo di un vecchissimo caimano. Si appresta a fulminarlo col suo schioppo, quando si accorge che l'alligatore si era cibato con grande soddisfazione dei suoi pesci. Naturalmente con un sol colpo lo uccide. Mentre si appresta a cucinarsi le trote rimaste, si accorge che dall'acqua sta affiorando la testa di un altro grosso alligatore che, avvicinandosi alla riva, con un abile colpo di coda, gli scaraventa nell'acqua i rimanenti pesci. Fortunatamente egli sfugge ancora al pericolo e, mentre si accinge a salire sulla cima di un alto albero, o ad accendere fuochi per tenere lontano orsi e lupi che lo minacciano dal fitto della boscaglia, un tetro rumore lo colpisce, che sembra provenire dalle vicinanze del luogo dove egli è approdato. Avvicinatosi cautamente al posto da dove sembra venire il fracasso, un orribile spettacolo si para dinanzi agli occhi dell'intrepido viaggiatore: migliaia di caimani ricoprono la superficie del fiume e sono così vicini gli uni agli altri che si potrebbe camminare sopra le loro teste. Essi hanno rastrellato milioni di pesci che vengono spinti innanzi dalle loro fauci e formano come una solida diga. Parecchi ne vengono divorati dai coccodrilli che amano lanciarli in aria per poi riprenderli a volo: lo sbatter delle mascelle produce il rumore che ha richiamato l'attenzione del viaggiatore. Il brutto, però, è che spesso questi fantastici racconti passano per veri e si tramandano anche di libro in libro, con grande pregiudizio della scienza. In realtà il caimano americano, se non è del tutto innocuo, è certamente il meno aggressivo dei coccodrilli. CAIMANO o COCCODRILLO DAL MUSO DI LUCCIO (Champsa lucius)E' lungo fino a quattro metri e si distingue, oltre che per il muso di luccio, per due paia di scudi cervicali, disposti in quadrilateri. Il colore, nella parte superiore, è verde-sporco con macchie più scure, nella parte inferiore è giallo-chiaro. Audubon fu tra coloro che descrissero il Caimano ed è alla sua descrizione che ci rifacciamo. Sulle rive fangose e sui grandi tronchi d'albero, che galleggiano lungo i fiumi degli Stati Uniti, spesso si vedono gli alligatori distesi a godersi il sole. Nella Luisiana tutti i fiumi, i laghi, gli stagni e le paludi ne sono pieni. Prima che il Fiume Rosso fosse percorso dai battelli a vapore, si potevano vedere centinaia di alligatori, che nuotavano o si lasciavano trascinare, dalle grandi zattere di legname, con i piccoli sul dorso. Essi sono molto poco paurosi dell'uomo e la vicinanza di una imbarcazione li lascia totalmente indifferenti. Al contrario dei coccodrilli, sembrano evitare il mare. Sulla terra, il Caimano si muove con lentezza, quasi svogliatamente; la sua andatura si riduce ad un faticoso spostamento delle zampe l'una dietro l'altra; il pesante corpo è quasi a contatto con il suolo, mentre la grossa coda striscia sul fango. Quanto sia veloce, si può stabilire da questa notazione di Audubon. Egli incontrò, al mattino, un caimano di circa quattro metri che, uscito da uno stagno, sembrava dirigersi verso un altro specchio d'acqua; alla sera, l'animale aveva percorso non più di mezzo chilometro. E' vero però che questo alligatore, come del resto tutti gli altri coccodrilli, è un animale notturno e diventa completamente attivo solo dopo il tramonto del sole, ma è anche vero che sulla terraferma esso non è mai agile e forse in questo si trova la spiegazione della sua codardia. Quando incontrano un nemico, gli alligatori si accovacciano alla meglio sul terreno, facendovi aderire contro il muso, e si mantengono immobili in questa posizione, seguendo solo con l'occhio i movimenti dell'avversario. Se questo si avvicina, essi non fuggono e non lo assalgono, si alzano semplicemente sulle zampe, si gonfiano e sbuffano come se avessero ingoiato un mantice. Chi volesse ucciderli, in questo momento potrebbe farlo senza alcun pericolo: basterebbe infatti guardarsi solo dai colpi della formidabile coda che, all'occasione, è capace di mettere fuori combattimento un uomo. Nell'acqua, che è il suo ambiente, il Caimano è più ardito: qualche volta può anche accadere che esso assalga l'uomo; di regola, però, fugge affannosamente. Nell'America settentrionale, quando i pastori giungono col loro armento in un'acqua popolata da questi animali, per aprirsi un varco o per impedire che questi rettili molestino il gregge, s'introducono a guado armati di un robusto bastone e con questa sola difesa tengono a bada gli alligatori. Avviene talvolta che nello stesso fiume si vedano, quasi a contatto, uomini, caimani e greggi.Malgrado che le pecore, le capre, i cani, i cavalli, i cervi corrano il pericolo di essere preda dei caimani, il cibo preferito da questi è il pesce. A cominciare dal tramonto del sole, si ode da notevole distanza il rumore che i caimani producono con la coda, quando danno la caccia ai pesci, che si trovano radunati negli stagni che si sono formati per il defluire delle acque straripate. (In America questi specchi d'acqua sono chiamati «buche di alligatori»). Infatti, servendosi della coda, questi animali smuovono le acque e seminano lo scompiglio tra i pesci che, affiorando alla superficie, rimangono tosto preda degli alligatori. In primavera, quando comincia la stagione degli amori, gli alligatori sono temuti, perché le lotte che sostengono tra di loro li rendono così eccitati ed irritati che non hanno più alcuna paura dell'uomo. Poco tempo dopo la femmina depone le sue uova bianche e piccole, rivestite di un guscio duro e calcareo, in numero che talvolta può superare il centinaio; a tal fine essa sceglie il luogo adatto o tra i fitti cespugli, o tra i canneti prossimi alla riva; vi porta colla bocca foglie e rami e, dopo avervi deposto le uova, ricopre diligentemente «il nido». Da questo momento essa monta la guardia nelle vicinanze e si avventa con furia contro chiunque osi avvicinarsi. Le uova sono maturate dal calore che si sviluppa dalla fermentazione delle sostanze vegetali; i piccoli alligatori, appena nati, sanno già insinuarsi destramente tra le piante che proteggono il nido, finché non vengono raccolti dalla madre e condotti nell'acqua. La tenacità di vita del Caimano ne rende difficile la caccia: può essere ucciso soltanto da una pallottola bene assestata in un punto vitale. Più spesso vengono adoperate, però, delle grandi reti: caduti in trappola, sono trascinati sulla riva dove vengono finiti a colpi di mazza. Alcuni negri sono molto abili nel cogliere al laccio questi animali, quando nuotano in prossimità della riva. Gli alligatori feriti, ma non uccisi, diffondono tra gli abitatori delle stesse acque un terrore tale che ordinariamente tutti ne fuggono o si nascondono per molti giorni. Per un certo periodo fu data la caccia a questi animali per la loro pelle, ma poi si riconobbe che questa non è sufficientemente spessa da poter difendere dall'umidità. Il grasso viene adoperato per ungere le macchine, ma non si è ancora pensato a valersi delle loro ghiandole, che emanano un odore di muschio simile a quelle del coccodrillo. Tutti i coccodrilli che vediamo in cattività nei giardini zoologici appartengono a questa famiglia. Talvolta, se catturati da piccoli, si addomesticano talmente bene che prendono il cibo dalla mano del custode. Al contrario i caimani, catturati da adulti, rifiutano il cibo; per abituarli è necessario porgere loro dapprima delle prede vive (passeri, colombi, polli e simili); in seguito accettano anche pezzi di carne e, alla fine, alla sola vista del cibo, spalancano con avidità le fauci. Essi sopravvivono al freddo soltanto se opportunamente protetti. CAIMANO DAGLI OCCHIALI o JACARÉ (Champsa sclerops)Il Caimano dagli Occhiali è una delle specie più piccole della famiglia (giunge al massimo ad una lunghezza di 3 metri) e si distingue per una cresta trasversale che sporge dinanzi alle orbite, per una punta cornea che presenta la palpebra superiore e per 4 fasce ossee poste nella nuca e munite di carene longitudinali in numero variante da due a quattro. La parte superiore è di color verde-oliva con strisce nere poco distinte sul dorso e sulla coda; la parte inferiore è di color giallo-verde con macchie grige sotto la testa e ai lati.Questo Caimano dagli Occhiali vive in tutti i laghi e i fiumi dell'America meridionale, dalle Guiane all'Uruguay: anch'esso preferisce le acque con poca corrente o addirittura stagnanti: la maggior parte di essi si trova infatti nelle grandi paludi delle foreste dell'interno. Quando è in agguato, giace interamente nascosto nell'acqua dalla quale lascia sporgere solo gli occhi e le narici. Verso il mezzogiorno si reca sulla riva o su di un masso per godere il sole, ma si precipita subito dentro l'acqua non appena scorge avvicinarsi un uomo o un cane. Il suo nutrimento consiste di tutti gli esseri viventi che può raggiungere, ma, in primo luogo, di pesci e uccelli acquatici. I pescatori brasiliani sostengono che a volte esso assalga pure l'uomo che, per avventura, nuoti a lui vicino, ed uno di loro mi mostrò perfino delle cicatrici, dicendomi che erano state causate dai denti di un alligatore. Anche se si vuol considerare vera questa notizia, non si può dire che, in generale, questo coccodrillo sia pericoloso per l'uomo; quelli che io in persona, infatti, ho avuto occasione di avvicinare si mostrano tutti molto poco aggressivi. Anche Azara riferisce che questi animali sono temuti ben poco dall'uomo, che può essere assalito solo se si avvicina alle loro uova. Anche questi coccodrilli emanano un odore di muschio molto penetrante durante la stagione dell'accoppiamento. La femmina depone circa una sessantina di uova, simili, per forma, a quelle delle oche e le lascia maturare nella sabbia al calore del sole. I piccoli nati si recano immediatamente nell'acqua; essi trovano negli avvoltoi e negli altri rapaci i loro nemici più pericolosi. Questo Caimano dagli Occhiali frutta troppo poco perché valga la pena di dargli la caccia. Alcuni selvaggi ne mangiano le carni, specialmente quelle della radice della coda che sono simili a quelle del pesce. E' assai difficile ucciderlo, perché anche questo caimano ha una notevole capacità di vita; se non sono colpiti con grande esattezza in un punto vitale, essi si tuffano immediatamente nell'acqua e spariscono. Mentre gli europei si servono delle armi da fuoco, gli indigeni adoperano delle frecce oppure una specie di amo, fornito di un'esca di polmone di bue. Una volta tratto a terra, l'animale si lascia uccidere senza porre resistenza: sulla terra, però, gli individui giovani sono molto più agili che gli adulti. Giovane caimano dagli occhiali
CAIMANO NERO (Champsa nigra)Tanto Schönburgk quanto Bates distinguono un'altra specie di caimani: i caimani neri che abitano nella regione settentrionale del Rio delle Amazzoni. Essi sono lunghi 4 o 5 metri, sono quasi neri con macchie gialle, il loro muso è più tozzo e i piedi sono più corti e più robusti che negli altri caimani.Ogni anno,
seguendo il corso delle acque straripate, si inoltrano nell'entroterra e, se al
sopravvenire della stagione secca, si prosciugano i torrenti pluviali che hanno
servito da comunicazione, essi sono costretti a seppellirsi nella fanghiglia e
ad aspettare la successiva stagione delle piogge. Schönburgk racconta ancora un episodio, di cui fu protagonista, che testimonia il profondo amore materno di questi caimani. «Mi recavo un giorno a pesca con un indiano quando, ad un certo punto, udii uno strano grido che somigliava al miagolare di gattini, credetti di essere giunto nelle vicinanze della tana di un giaguaro, quando il mio compagno accennando all'acqua mi gridò che erano piccoli di caimano. Le grida venivano dal di sotto dei rami di un albero, che era piegato orizzontalmente sulla superficie del fiume. Strisciando prudentemente sotto il fogliame, scoprii, raccolti all'ombra, i piccini lunghi meno di mezzo metro. Ci fu facile catturarne uno con una freccia, ma nello stesso tempo, senza che ce ne fossimo minimamente accorti, sbucò dall'acqua un grosso caimano, evidentemente la madre, che cercò di salire tra i rami sotto i nostri piedi per difendere il piccolo, emettendo, nello stesso tempo, un terribile urlo. Io non saprei a che cosa paragonare quella spaventosa voce: essa non era né quella di un bue, né quella di un giaguaro, né quella di altro animale a me noto, ma qualcosa di indefinibile che mi faceva tremare le ginocchia. Le grida avevano inoltre richiamato un altro caimano, accorso in aiuto della furiosa madre, la quale spesso si alzava fuori dell'acqua fino a metà corpo per farci allontanare dalla nostra posizione. La superficie dell'acqua, prima tranquilla, era tutta un ribollire e questo faceva battere il mio cuore forte forte. Quando esaurimmo tutte le frecce, ci ritirammo con la maggior cautela possibile; la madre ci seguì fin sulla sponda e lì si fermò, dato che sulla terra il Caimano Nero è molto timido. Le squame del piccino catturato erano ancora molli e pieghevoli; forse non era uscito dall'uovo che da pochi giorni, ma già spandeva un forte odore di muschio. Non molto lontano scoprimmo, a circa 20 metri, il punto dove erano deposte le uova. Nel terreno era un buco che doveva aver contenuto da trenta a quaranta uova disposte a strati, le une sulle altre; ciascuno strato era separato dagli altri per mezzo di foglie e di fango; anche lo strato superiore sembrava essere stato coperto accuratamente con fango». Fra i nemici dei piccoli caimani però si annoverano anche i maschi della stessa specie che sembrano divorare, con particolare avidità, la giovane prole. Il Caimano Nero adulto, al contrario, teme soltanto - a detta degli indiani - il vorace pirais (pygocentrus niger). Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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